“ARTE D’ITALIA” O “ARTE ITALIANA”?

SEGANTINI, Pascoli di primavera, 1896

Vedere una mostra è sempre un momento di confronto multiplo che richiede un richiamo veloce delle proprie conoscenze per metterle a confronto con quelle di esperti curatori che sul tema scelto vantano ovviamente una conoscenza superiore. Tuttavia rimane al visitatore la libertà d’opinione e d’impressione pertinenti al gioco della cultura, che deve nutrirsi di sincere e disinteressate interazioni. Così, un po’ stanco, ma sazio di aver visto tanta bellezza, esprimo, a caldo, il mio parere sulla straordinaria mostra di Forlì intitolata Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini. Naturalmente niente da dire, il titolo della mostra, in maniera leggermente criptata, rivela l’intenzione principale dei curatori. Si tratta infatti dell’arte dell’Italia, non dell’arte italiana,della seconda metà dell’Ottocento, quell’arte cioè che ha contribuito a dare volto ai personaggi famosi del risorgimento e dell’unità d’Italia, e che ha costruito l’immaginario iconografico su cui fondare la nuova Nazione. Da qui l’insistenza della mostra sulla pittura storica e sulla ritrattistica. Tutto molto bello, ma in verità non immediatamente prevedibile. Sebbene la mostra raggiunga l’intento di far percepire il contributo che le arti visive hanno dato al processo di riunificazione dell’Italia, mostrando anche alcuni capolavori di Hayez e Segantini, tuttavia il retrogusto che rimane è quello di un eccessivo ripiegamento sul tema che si voleva svolgere. Non emerge, o almeno a mio parere non emerge a sufficienza, che le opere del secondo Ottocento, mentre proponevano motivi storici a servizio dell’unità d’Italia si confrontavano anche con altre produzioni artistiche non italiane proponendo soggetti e soluzioni nuove anche all’interno del panorama europeo. Mi viene in mente un’altra importante mostra italiana del 2018, tenutasi a Ferrara e dal titolo Stati d’animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni, da cui emergeva la contemporaneità italiana rispetto ad alcune istanze culturali di portata europea. Ma si sa, di questi tempi il tema dell’identità si presta a facili equivoci. Va bene, dunque, restituire il background artistico dell’identità italiana, ma senza dimenticare che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, al di fuori di ogni retorica nazionalista, l’arte italiana aveva un respiro sovranazionale che la critica, soprattutto italiana, ha spesso ignorato. E non dimentichiamo infine che l’arte dell’Italia non è solo arte di una Nazione, ma molto di più, è quella di un popolo di artisti che avevano in cuore il concetto di Italia ben prima del 1860; e che hanno dato all’arte italiana un carattere di unicità universalmente riconosciuto, termine di confronto e punto di riferimento ancora oggi per l’arte di ogni latitudine.

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