Gli ex-voto di Frida

Caro Giovanni, adesso tutti si chiederanno perché mi rivolgo a te e non ad altri. Forse hanno ragione a volerlo sapere, in fondo si è mai sentito dire che uno scriva un diario perché non venga letto?…

Io credo che sia la segreta speranza di ogni diario segreto quella di svelare prima o poi il proprio contenuto intimo, la denudazione della vittima consapevole che l’ha scritto… ma questo diario è ancora più spudorato, perché, pienamente postmoderno, non ha né il lucchetto di cinquant’anni fa, né la password dei nostri giorni…

Ma spiegare chi sei tu e perché scrivo a te, Giovanni, e non ad altri, almeno questo posso negarlo? Posso considerarlo l’unico mio segreto?

Dunque, Giovanni, stasera ho visto un film del 2002… Frida… mi è piaciuto molto… è la tragica storia di Frida Kahlo, artista messicana, compagna di Diego Rivera… Non ti racconto la sua biografia, né voglio recensirti il film, che comunque vale la pena vedere… ma voglio solo sottolineare una chiave di lettura critica di tutta l’opera di Frida, che in qualche modo mi viene offerta da un’intuizione già presente in un bel libro che ho letto parecchi anni fa, Fuori cornice, di Alessandro Dal Lago e Serena Giordano… lì si annotava il fatto che Frida, – aggiungo io: innamorata dell’arte popolare come d’altra parte il suo Diego -, ad un certo punto si era appropriata artisticamente di un ex voto, chiamandolo Retablo; esso rappresentava la sua stessa terribile esperienza… Frida, infatti, come si può capire da tutte le immagini da lei create, era sopravvissuta a uno schianto del tram su cui era salita, ma che le aveva massacrato la schiena e disconnesso gli arti inferiori…

L’ossessione di Frida per il resoconto fisico e psicologico delle conseguenze di quell’evento decisivo della sua vita, mi fa pensare a tutta la sua produzione artistica come una sequenza sbalordita e terrificante di ciò che l’ha segnata, ma anche resa diversa da chiunque altro… le opere di Frida sono dunque per me degli ex voto – ne hanno la struttura e l’atmosfera – e raccontano l’ostinazione a sopravvivere di Frida, pur senza la fede in Dio…  Sono espressione del miracolo della vita che solo in Dio troverebbe pienamente un senso, se per Frida e per tanti artisti Dio esistesse, … in una scena del film, dopo che Frida è sopravvissuta ad una gravidanza purtroppo fallita proprio a causa del suo corpo straziato, Diego Rivera dice: «Non credo in Dio, ma lo ringrazio continuamente di averti lasciata in vita…».

Un paradosso meraviglioso: Dio è sopravvissuto, se non come risposta alla vita, come sua inesausta domanda. Dunque non è morto… Ciao, Giovanni… 

31 marzo 2022, Elleppì

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